Dicono di noi

L'affinamento dei vini

17/12/2020

Riallacciandomi ad un ironico pubblicato da me qualche giorno fa riguardo l'abolizione del termine "infanticidio", beh... come già detto più volte quello che va apprezzato e valorizzato anche in termini pecuniari è la capacità di un produttore di far uscire i propri vini dopo il giusto affinamento ancor più in bottiglia che in legno. Non tutti possono, per vari motivi, ma altri manifestano una palese fretta dovuta ad altri "vari" motivi. Motivi che nel primo e nel secondo caso sono riconducibili con accezione positiva o negativa a dinamiche meramente commerciali. Fabio Cenni, probabilmente, è il simbolo dell'anticonformismo commerciale e della pazienza. I suoi vini sono li attendi 3 volte: la prima attesa è quella di cantina, la sua cantina ipogea che ha per entrata una tomba etrusca, perfetta in termini di temperatura e umidità; la seconda attesa è quella che si ha nel calice, perché i vini di Fabio manifestano sovente una personalità introversa, intimista, poco avvezza ai grandi exploit di chi ha fretta di farsi "sentire". I vini di Fabio si concedono con garbo, non ostentano, ma quando si riesce ad entrare in empatia con tutti e 28 i suoi cloni di Sangiovese l'estasi è assicurata; la terza attesa è quella che ci assale quando abbiamo terminato una delle sue bottiglie, specie se parliamo del Poggio ai Chiari. Perché? Perché sono vini rari, che non si stappano di frequente. Chi ha senno, però, ne fa incetta entro i limiti dei numeri consentiti dalla sua piccola produzione. Io in cantina qualcosa dovrei ancora avere sto scrivendo questo post mi rendo conto che l'attesa sta assalendo anche me! Ce ne fossero di realtà come Colle Santa Mustiola... e di uomini vi vigna, di vino e di cultura come Fabio Cenni..!
Autore: Francesco Saverio Russo da Facebook