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Degustazione: Poggio ai chiari 2011

16/10/2020

Degustatore: Roberto Giuliani
Valutazione: @@@@@
Data degustazione: 04/2020

Tipologia: IGT Rosso
Vitigni: sangiovese
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: COLLE SANTA MUSTIOLA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: oltre 50 euro

Perché Chiusi non ha una propria DOC? Un mistero per il quale Fabio Cenni non ha mai trovato pace, infatti una piccola parte del noto comune toscano rientra nella DOC Valdichiana; e il resto? A Santa Mustiola ci si deve accontentare della generica IGT Toscana. Per carità, sappiamo bene quanti grandissimi vini siano da almeno trent’anni fuori di molte denominazioni, ma Fabio invece ha sempre ritenuto che sia più giusto almeno poter scegliere. La DOC ha comunque un peso diverso perché ha un disciplinare più rigoroso e rappresenta un territorio, soprattutto quando si esporta il vino, in molti Paesi ha ancora un valore. Il vino IGT invece si distingue con il proprio nome e con quello dell’azienda che lo produce, il territorio non è rilevante.
Invece Fabio crede molto nelle potenzialità della zona di Chiusi e la sua azienda ne è un fulgido esempio, certo non tutti hanno passato anni a fare sperimentazioni, a selezionare i cloni più interessanti, a puntare da subito alla massima qualità possibile, ma il fatto è che i risultati parlano da soli. Dagli inizi del ’90 a oggi Colle di Santa Mustiola sta dimostrando di essere una delle realtà di spicco, soprattutto nella produzione di sangiovese.
Il Poggio ai Chiari, un sangiovese ottenuto dalla bellezza di 28 cloni diversi, è stato il primo prodotto in azienda. Nasce da un vigneto di 4 ettari, a 300 metri di altitudine, con esposizione nord-est, in un territorio che gode inevitabilmente della presenza dei laghi di Chiusi, Trasimeno e Montepulciano, con ottime escursioni termiche anche nei periodi estivi. Le rese? Con una densità di 10.000 piante per ettaro si ottengono 35/40 quintali d’uva.
Il modo di lavorare questo vino ha quasi dell’incredibile, non conosco nulla di paragonabile, almeno in Toscana; le uve raccolte a mano vengono poste a macerare per almeno 40 giorni, di cui 25 a cappello sommerso. La fermentazione avviene in modo spontaneo con i lieviti presenti sulle bucce. Ma il bello arriva ora: il vino trascorre ben 66 mesi in barrique di rovere francese e parte in botti di rovere di Slovenia da 20 e 30 hl. Ben oltre i tempi previsti per un Brunello o un Barolo. Infine trascorre altri 2 anni ad affinare in bottiglia. Questo significa che il Poggio ai Chiari va in commercio a 8 anni dalla vendemmia.
Ecco allora spiegato perché vi sto per descrivere l’annata 2011, non è una vecchia annata, ma quella attualmente in commercio.
Si presenta con un colore granato molto classico e caldo, il manto odoroso impressiona per i tratti da vino ancora giovanissimo, a note di fiori, alloro ed erbe aromatiche, ma anche sentori tipici della macchia mediterranea, si accompagna un frutto pieno, intenso, vivo, di ciliegia, appena “tornita” dal legno, segno di gioventù che sparirà presto. Lasciato respirare ancora un po’, tira fuori profumi di cannella, leggero tabacco biondo, tracce iodate, ma siamo solo all’inizio di un percorso evolutivo sicuramente più complesso.
In bocca conferma la straordinaria giovinezza, una perfetta acidità e un tannino già setoso lasciano spazio a toni ancora burrosi e fumé, non invasivi ma certamente presenti, mentre il frutto è delizioso, generoso, ricco, fresco e maturo al tempo stesso. Un vino che evidenzia un percorso fortemente bramato verso l’eleganza, la classe, senza sovraccarichi né opulenze; la strada dell’eccellenza è già segnata, ma meriterebbe di aspettare almeno altri 2-3 anni per poterlo apprezzare in tutta la sua bellezza.

Autore: Roberto Giuliani